Forrest Gump by Winston Groom

Forrest Gump by Winston Groom

autore:Winston Groom [Groom, Winston]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-12-15T09:26:22+00:00


Annuii, ma ebbi la sensazione che eravamo passati dalla padella alla brace.

«Ti dirò,» riprese il capo dei cannibali. «Per me e il mio popolo ormai è finita, ma forse tu hai ancora una possibilità. Se riesci a tirar fuori la tua armonica e a suonare un motivetto o due, può darsi che ti salvi la pelle. Il re dei pigmei adora la musica americana.»

«Grazie,» gli risposi.

«Figurati, vecchio mio.» In quel momento sollevarono Big Sam, e lo stavano tenendo sopra al pentolone quando riuscì a gridarmi ancora qualcosa: «Cavallo su alfiere, poi torre dieci su re sette, ecco come ti ho battuto!»

Si sentì un tonfo, poi tutti i cannibali legati e impacchettati ripresero a cantare Boola-boola. Le cose si stavano mettendo male per tutti noi.

16

Dopo aver finito di cuocere la tribù di Big Sam e di restringere per bene le loro teste, i pigmei ci attaccarono ad alcuni pali e ci portarono nella giungla, appesi come maiali allo spiedo.

«Cosa credi che ci vogliano fare?» mi urlò il maggiore Fritch.

«Non lo so, e non me ne frega un accidente,» le gridai in risposta. Era vero: non ne potevo più di tutte quelle stronzate. Un uomo non può sopportare più di tanto.

Comunque, dopo uno o due giorni di marcia arrivammo al villaggio dei pigmei.

Com’era da prevedere, si trattava di un mucchio di minuscole capanne in una radura.

Ci condussero alla capanna che si trovava al centro, dove c’erano tantissimi pigmei in piedi, e un piccoletto senza denti e con una lunga barba bianca seduto su una sedia altissima, uguale al seggiolone dei bambini. Immaginai che fosse il loro re.

Ci lasciarono cadere a terra e ci slegarono. Appena possibile ci alzammo in piedi, togliendoci la polvere di dosso. Il re si mise a borbottare qualcosa di incomprensibile, poi saltò giù dal suo seggiolone, corse incontro a Sue e gli mollò un calcio nelle palle.

«Perché l’ha fatto?» chiesi a Grurck, che dopo anni vissuti con il maggiore aveva imparato un po’ la nostra lingua.

«Vuole sapere se è maschio o femmina.»

Pensai che doveva esserci un modo più gentile per scoprirlo, ma non dissi nulla.

Poi il re mi venne vicino e si mise a borbottare nel suo strano dialetto, credo fosse pigmalione, e mi aspettavo anch’io un calcio nelle palle, ma Grurck mi spiegò:

«Vuole sapere perché vivevate con quegli orribili cannibali.»

«Spiegagli che non è stata una nostra idea,» saltò su il maggiore.

«Ho io un’idea,» intervenni. «Digli che siamo musicisti americani.»

Grurck lo spiegò al re, che ci fissò con aria cattiva e gli chiese qualcos’altro.

«Che cosa ha detto?» volle sapere Janet.

«Ha chiesto cosa suona la scimmia.»

«Digli che suona le lance,» risposi. Grurck passò il messaggio, e poi il re dei pigmei annunciò che voleva sentire suonare.

Tirai fuori l’armonica e cominciai a suonare un motivetto: De Camptown Races.

Il re si mise subito a battere le mani e a fare quella che sembrava una danza campagnola.

Alla fine volle sapere cosa suonavano il maggiore Fritch e Grurck, e io dissi al cannibale di rispondere che il maggiore suonava i coltelli, e lui niente perché era il nostro manager.



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